Primi piatti, Territorio, Verdure

La versatile mandorla

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Da oggi per il Calendario del Cibo Italiano AIFB, iniziamo i festeggiamenti della settima della mandorla. Ambasciatrice Flavia Silipigni Galasso, andate a leggere il suo post.

Quando nacque Elena, 10 anni fa, iniziammo a piantare nel nostro giardino tantissimi alberi, uno di questi è il mandorlo, ora maestoso in mezzo al verde, nel momento della fioritura uno spettacolo per la vista, ripara dal sole il gazebo nelle giornate estive e sede della casa sull’albero di Elena. Si rifugia tra i suoi rami con alcuni dei suoi animali e grazie ad una piccola carrucola sì è allestita un piccolo salotto di lettura e gioco…
La mandorla non è altro che il seme commestibile del mandorlo, una pianta che può raggiungere anche i 10 metri di altezza, appartenente alla stessa famiglia del pesco, le Rosacee. I suoi semi, le mandorle, sono racchiusi in un guscio legnoso a sua volta contenuto in un nocciolo.
Il mandorlo ha origini antichissime, già i primi esempi si hanno nella prima parte dell’Età del Bronzo nelle zone dell’Asia Minore, dove si ritiene fosse stato addomesticato dal suo  originario stato selvatico. Il dato certo ci viene offerto dall’Egitto dai resti ritrovati nella tomba del faraone Tutankamon, dai quali risulterebbe che si tratti proprio di antiche varietà di mandorle, molto probabilmente importate dall’Oriente. Da quì si sarebbero diffuse in tutti i paesi del bacino del Mediterraeo, compresa anche l’Italia. In particolar modo le prime importazioni si ebbero in Sicilia, sulle cui spiagge venivano scaricate le preziose merci provenienti dagli scambi commerciali con i Fenici; da quì cominciò ad estendersi l’uso in tutta la Magna Grecia, dove le colonie presero l’abitudine di  utilizzarla principalmente in cucina.

 

Come sempre, però, la storia si fonde con il mito e uno di questi narra di come in realtà l’albero di mandorlo abbia un’origine molto più romantica. Questo mito ci racconta che gli antichi greci narravano di Fillide, una principessa di Tracia, che incontrò l’eroe greco Acamante, figlio di Teseo, sbarcato nel suo regno per una sosta durante la navigazione verso Troia. I due giovani si innamorarono perdutamente, ma Acamante fu costretto a proseguire con gli Achei il suo viaggio per combattere nella guerra di Troia. La giovane principessa, dopo aver atteso dieci anni che la guerra finisse, non vedendo tornare alcuna nave vittoriosa, pensò che il suo amato fosse morto in battaglia, così si lasciò morire dilaniata dal dolore. La dea Atena, commossa da questa struggente storia d’amore, decise di trasformare Fillide in uno splendido albero di mandorlo. Acamante, che in realtà non era morto, tornò in patria e quando seppe che Fillide era morta e che il suo corpo era stato trasformato in albero, lo abbracciò forte ricordando l’amore della sua amata. A quel punto Fillide/pianta, sentendo il calore dell’amore di Acamante, fece spuntare dai suoi rami una cascata di fiori rosati che presero il posto delle foglie. Da quel giorno l’abbraccio si ripeté ad ogni primavera.”
Da questo mito si deduce come la mandorla, frutto del fiore del mandorlo, sia un simbolo strettamente legato alla fecondità e alla rinascita di una natura rigogliosa, che riempirà di frutti prelibati le tavole dei contadini.
Un altro mito greco vuole che la mandorla sia in realtà la vulva della Dea Cibele, venerata in Anatolia come la Grande Dea Madre,  quindi riconducibile sempre al concetto di fecondità. Non a caso nel Medioevo la mandorla era uno degli ingredienti usati per fantomatici filtri d’amore e persino per pozioni afrodisiache; inoltre era frequente ridurla in poltiglia e mescolarla con olii profumati, tanto da essere utilizzata come base per creme da applicare sul corpo di giovani fanciulle in età da marito.
Proprio per questa sua particolare caratteristica, veniva donata ai novelli sposi in segno d’augurio, dichiarando un’equivocabile auspicio alla prosperità della coppia. Ecco spiegato il motivo secondo cui ai matrimoni si è soliti regalare i confetti in grande quantità.
Le mandorle contengono piccole quantità di laetrile, cui è attribuita la reputazione di sostanza anti-cancro; emulsina, un enzima che favorisce la digestione dei cereali e dei cibi ricchi di amidi e di minerali (calcio, magnesio, potassio, ferro, zinco), per cui sono indicate nei casi di forte debilitazione, quando l’organismo richiede un maggior fabbisogno energetico (es. in gravidanza, convalescenza, attività sportiva intensa).
Sono poi un’ottima fonte di acido folico, adatte per le donne in stato interessante che ne traggono beneficio anche contro il problema della stipsi, tipico della gravidanza; contengono vitamina E, che attenua il rischio di attacchi cardiovascolari e il suo effetto, combinato a quello dei grassi insaturi, contribuisce a ridurre la crescita della placca aterosclerotica nelle arterie; contengono acido oleico, che riduce la pressione sanguigna; sono ricche di antiossidanti che combattono i radicali liberi, svolgendo un’azione anti-age per l’organismo e per la pelle; contrastano l’anemia (grazie alle vitamine del gruppo B e al ferro). Il latte di mandorle è un ottimo rimedio rinfrescante per l’intestino e per la vescica, grazie alle sue proprietà lassative; mentre l’olio di mandorle dolci (ricco di proteine, sali minerali e vitamina A), ha un’azione emolliente e lenitiva, combattendo l’invecchiamento della pelle e la secchezza cutanea, le smagliature in gravidanza,  serve per ridare vigore e lucentezza ai capelli, allevia il prurito in caso di morbillo, varicella, eczema ed accelera la guarigione della dermatosi.
Le mandorle hanno però un apporto calorico elevato (circa 600 calorie ogni 100 gr.), per cui meglio non abbondare, mangiandone massimo 20 al giorno.

RICETTA per 4 persone:

400 g di carote (appena raccolte se possibile);
1 cipolla novella;
2 foglie di sedano;
70 gr di mandorle;
200 g di latte di mandorla;
3 cucchiai di olio evo;
sale e pepe q.b.

Mettete in una casseruola dai bordi alti, 3 cucchiai di olio evo e fate rosolare le foglie di sedano, utilizzate le più tenere, la cipolla tagliata grossolanamente e le carote. Se sono fresche come le mie non serve pelarle. Dopo 10 minuti circa aggiungete il latte di mandorla e continuate la cottura per altri 20 minuti, o fino a cottura. Salate e pepate se gradite. Rendete a vellutata il tutto.

Adagiate la vellutata in ciotoline e decorate con mandorle tostate, capperi di Pantelleria fiori ed erbe a piacere. Servite calda, ma non bollente.

Fonti:
www.restaurars.altervista.org
www.meteoweb.eu

8 Responses

    1. Carissima Daniela, sempre gentilissima. Credimi se ti dico che mai avrei immaginato che questa vellutata creasse dipendenza… l'aggiunta dei capperi gli da quella nota in più che completa la ricetta. Alla prossima e grazie di essere passata. Marianna

  1. Molto originale!! La penso molto dolce ma non riesco ad immaginare il sapore finale, dovrò prepararmela mannaggia!!!!
    O me la prepari tu che tanto non sei lontana da me??
    Un abbraccio, Lidia

    1. Lidia… se vieni a casa mia tu non hai idea di quanto felice mi faresti!!! Se la provi fammi sapere che ne pensi. Un tuo parere è super gradito… A presto carissima!!! Grazie per la visita. Marianna

  2. Bella zuppa, e non sai quanto bonariamente invidi ad Elena la sua casetta su quell'albero magnifico di mandorle.. grazie anche a te per il contributo ad una sttimana così bella!! Ciao Flavia

    1. Grazie infinite Flavia per essere passata!!! Ma sopratutto grazie, per avermi ospitata nella settimana della mandorla. Buona giornata. Marianna

  3. Meraviglioso articolo, penso che la tua bimba abbia potuto avverare il sogno di tutti noi da piccoli: la casa sull'albero! *_*
    E la vellutata…beh, una meraviglia! Complimenti :*

  4. Grazie mille cara, effetivamente di chi non è il sogno di una casa sull'albero… è proprio fortunata. La vellutata ha stupito anche me. Ciao, Marianna.

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