Oggi per il Calendario del Cibo Italiano AIFB, si festeggia la gn della vendemmia, ambasciatrice Alice del Re, leggete qui il suo post.
Oggi ho pensato d n post diverso, niente ricetta, ho voluto far conoscere la realtà dei piccoli produttori di uva, delle fatiche e delle soddisfazioni.
La cittadina in cui abito è nel pieno della pianura padana, ma alle spalle ci sono i colli che interrompono la monotonia della pianura. Sui Colli Euganei si trovano le coltivazioni di ulivi (famoso l’olio di Arquà Petrarca) e le vigne.
Nei nostri colli Euganei le uve coltivate sono Souvignon, Cabernet, Merlot, Moscato bianco e arancio.
Oggi
ho deciso di raccontarvi la storia di un piccolo produttore di uva a
Teolo, uno dei tanti paesetti che si trovano nei colli euganei.
Produttore per passione, visto che la sua attività principale è un’altra.
Cresciuto
con il nonno contadino, fin da piccolo lo seguiva nei campi ed ha fatto
si che Filippo continuasse con la tradizione di coltivare uva da vino.
Per molti aspetti la vendemmia assume ancora oggi un momento rituale, ha un significato sociale e di comunione piuttosto forte, nel quale uomini e donne si riuniscono e insieme lavorano per lo stesso obiettivo.
Il ruolo sociale e rituale che caratterizza la vendemmia è stato ancor più forte nei decenni scorsi, quando nei vigneti si riunivano amici, parenti e vicini di casa, tutti insieme a lavorare nelle vigne per poi festeggiare con un ricco banchetto.
Le giornate della vendemmia erano le più attese dai contadini. La vendemmia era il momento di tirare le somme di un’intera annata di lavoro e di fatiche non sempre giustamente ripagate a causa di una improvvisa grandinata, di inverni troppo rigidi o del perdurare della siccità.
Il momento del pranzo era un vero rito. Le donne arrivavano nei campi con cesti ricolmi di vivande caserecce che disponevano sopra una tovaglia distesa sul prato. La vendemmia era lavoro ma anche condivisione, un rito fatto di fatica e di soddisfazione.
Il boom del vino si ha negli anni ’70 quando tutti si ebbe il maggior consumo pro capite di vino, circa 120 litri e tutti coltivavano vigne.
Ai
tempi del nonno, la vendemmia era fatta a mano ed era una grande festa
si riunivano le famiglie, si condividevano i pranzi e le cene e si
vendemmia insieme, non esistevano i sabati e le domeniche fino a quando
l’uva non era stata completamente vendemmiata e consegnata in cantina.
Il
vino più scarso veniva portato in cantina, mentre quello migliore lo si
vendeva a casa, ma di certo non c’era la burocrazia che c’è ora.
Quando era il momento della vendemmia si andava al bar del paese e si chiedeva “chi vuole venire a vendemmiare“?
Quasi
tutti si offrivano ad aiutare, pensionati, studenti, gente senza
lavoro, ma anche tra famiglia e famiglia. All’epoca bastava dar loro
qualcosa anche solo un fiasco di vino, oggi non è più così.
La vendemmia all’epoca rigorosamente fatta a mano durava tantissimo.
Attualmente
solo in collina si vendemmia ancora a mano, perchè le macchine non
arriverebbero e i vini d’elitè come ad esempio il Soave, che obbliga i
produttori a vendemmiare l’uva a mano per avere un maggiore controllo
della qualità dei grappoli che vengono poi conferiti alle cantine.
Per questo tipo di vendemmia però serve manodopera esperta che conosca l’uva.
E’ un lavoro faticoso, ogni grappolo è curato fin nei minimi dettagli.
Per avere un prodotto buono si lavora da novembre dell’anno prima, si deve concimare, sistemare i filari, tagliare l’erba, controllare che non ci siano attacchi da parte di funghi che possono compromettere la vita della vigna.
E ogni volta si scorge all’orizzonte una nuvola, si prega che non grandini.
A Teolo Filippo ha circa 1 ettaro di vigna coltivata a Souvignon, ed è socio della cantina Viticoltori Riuniti di Vo’ e della Cantina di Campodarsego.
Ha inoltre una piccola vinificazione di prosecco per uso privato.
Oggi la vendemmia è fatta a macchina. La macchina batte il grappolo e con gli aspiratori
si recuperano gli acini, ma con questo metodo però i chicchi passano
attraverso le foglie che sono state precedentemente trattate
chimicamente per impedire l’attacco dei parassiti.
Si ritrova quindi
tutto questo prodotto sul vino.
Resta il fatto che la vendemmia a macchina rende il vino qualitativamente migliore.
In
primis per la velocità della vendemmia che ne giro di un paio di ora è
completa e l’uva viene portata in cantina prima della fermentazione. A
mano invece è molto più lenta. Questo tipo di vendemmia offre comunque oggi ottimi risultati in termini di qualità del lavoro, di prodotto ottenuto, di rapidità, di raccolta notturna e di riduzione dei costi, soprattutto in presenza di superfici ampie su cui operare.
Anche l’operazione della pigiatura, che una volta veniva eseguita senza l’ausilio di macchine, viene svolta oggi meccanicamente.
Ora ci sono dei parametri quando l’uva raggiunge la giusta gradazione tra acidità e grado alcolemico dev’essere raccolta.
Per capire quando l’uva è pronta si fa l’analisi sul chicco.
Oppure molto semplicemente, se staccando il chicco il picciolo piccolo si stacca del tutto vuol dire che l’uva è pronta per essere raccolta.
Nei nostri colli quest’anno il Souvignon si vendemmierà verso il 15 di settembre.
Il controllo qualità da parte della cantine oggi è molto più ferreo rispetto a 30-40 anni fa, quando le cantine ricevevano tutta l’uva e contava più la quantità della qualità.
Se l’uva non è di buona qualità viene declassata.
Ma anche se la stagione può influenzare la qualità del vino
quello che veramente fa la differenza è la chimica. Mentre negli anni
’70 si pigiava il vino e il resto lo faceva la natura.
Filippo però non si è accontentato ed ha piantato a Cadoneghe una vigna di Marzemino, vigna che fino al ‘900 era tipica veneta proprio della provincia di Padova, poi sparita.
Ora lui ed altri 2 coraggiosi viticoltori, per un totale di 6 ettari, hanno deciso di reintrodurlo e quest’anno sarà la prima vendemmia.
Nel prossimo post seguirò le fasi della lavorazione in cantina.
Il Marzemino è un vitigno autoctono italiano. Comparso in Italia intorno al XV secolo nelle aree di Brescia e Padova e diffuso anche in Friuli, è oggi particolarmente coltivato in Trentino (varietà Marzemino Gentile) nelle zone di Isera e Volano. I grappoli presentano dimensioni medio grandi e raggiungono la piena maturazione tra la fine settembre ed primi di ottobre.
Il Marzemino lo si vendemmia a mano.
Perché continui?
Perché questa uva so che l’ho fatta crescere io, l’ho salvata io e tutto quello che riesco ad avere è perchè ci lavoro in ogni minuto libero che ho.
Grazie Filippo è stata una bellissima esperienza, alla prossima direttamente in cantina
Bellissimo articolo, i racconti delle proprie zone tirano fuori sempre il meglio di noi. 🙂
Buona giornata.
Grazie Camilla, hai proprio ragione.
Alla prossima Erica
Che bell'articolo!!! Proprio bello! Un abbraccio
Grazie Dani
quanto mi riconosco nel tuo post! Storia comune, molto simile, la stessa radice che accomuna nel lavoro, nella passione, nella tradizione. Il Marzemino si coltivava anche da noi, in Friuli, mio padre lo comprava spesso in Cantina, ma sono anni e anni che l'hanno tolto per far posto ad altri vitigni. Ed è un peccato!
Grazie Erica
E' vero Giuliana, anch'io qundo ho letto il tuo…per fortuna qualcuno ha deciso di reintrodurre questo vitigno….
Ciao alla prosssima Erica